David Rohl, la Corrispondenza di Amarna e la New Chronology

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Rohl-Book_1024x1024di Giuseppe Guarino

E’ uscito da poco negli USA e speriamo un giorno uscirà anche qui in Italia, il libro EXODUS, MYTH OR HISTORY? – “Esodo: mito o storia?” L’autore è David Rohl, archeologo ed egittologo di fama mondiale.

L’immagine qui accanto è tratta dal sito internet http://shop.patternsofevidence.com/ dove è possibile reperire sia il libro che il film-documentario, uscito nelle sale americane giusto qualche mese prima e che esamina sostanzialmente lo stesso argomento del libro.

Rohl convince con le sue teorie storiche, con il suo metodo semplice ed incisivo e credo stia conquistandosi un pubblico sempre più vasto.

Parleremo più approfonditamente di questo libro se mai ve ne sarà una versione italiana – e auspichiamo che ciò succeda al più presto.

31ZGUP5LnHLPer adesso possiamo leggere in italiano il suo ancora attualissimo “Il Testamento Perduto”.

Di particolare interesse è la sua analisi della corrispondenza di Amarna e la retrodatazione di circa 250 anni della datazione egiziana tradizionale.

Il faraone Akhenaton è passato alla storia, paradossalmente, come il Faraone eretico per via del suo monoteismo che rompeva con i tradizionali culti egiziani. Ma si sa, ogni rivoluzione culturale drastica, che rompa col passato è di per se eretica. E ogni tentativo di sovvertire l’ordine costituito, persino per la più nobile delle cause o il più alto degli ideali, è malvisto. Specie se va ad urtare gli interessi di chi anche grazie al sentimento religioso occupa posizioni di rilievo e potere. La lotta del faraone per la sua religione divenne più importante e significativa per i suoi risvolti politici e per il danno che arrecava al clero. Akhenaton ovvero Amenhotep IV, figlio di Amenhotep III, regnò, secondo la datazione tradizionale, tra il 1350 ed il 1334 a.C. Il suo nuovo nome ossequiava il suo dio Aton, il disco solare, oggetto del suo culto monoteistico, così come la sua più grande opera, la città che egli volle e fece costruire, Akhetaton.

Tratta dal sito www.amarna3d.com dove è presente una accurata riproduzione 3d della città
Tratta dal sito www.amarna3d.com dove è presente una accurata riproduzione 3d della città

Nel luogo dove questa sorgeva, chiamato oggi El Amarna, circa 3000 anni dopo la sua gloria, nell’anno 1887, venne rinvenuto l’archivio della corrispondenza di Amenhotep III e di suo figlio. Una preziosa testimonianza dei tempi di questi re egiziani, ma anche dei loro regni vassalli e vicini. Infatti nelle lettere di Amarna, rinveniamo la corrispondenza fra i re Assiri, Babilonesi, cananei. 400 tavolette circa, oggi sparse per il mondo, divise fra Berlino, Londra ed Oxford. Eppure con l’orgoglio di potere dire che nelle mie ricerche in rete, le traduzioni di questi testi in inglese, cosa singolare, avviene dall’italiano e non viceversa. Le lettere di Amarna in italiano sono edite da Mario Liverani, Paideia, 1998, in 2 volumi dal titolo appunto di “Le lettere di el-amarna.”

La lingua utilizzata in questa corrispondenza è l’accadico, un dialetto babilonese, in uso come lingua diplomatica del tempo, come oggi lo sono l’inglese o il francese. La scrittura, come si vede dalla riproduzione fotografica qui sotto di una delle tavolette, EA161, è in caratteri cuneiformi.

L'immagine della tavoletta è tratta dal sito: www.en.wikipedia.org/wiki/Amarna_letter_EA_161
L’immagine della tavoletta è tratta dal sito: www.en.wikipedia.org/wiki/Amarna_letter_EA_161

Per curiosità ed anche per introdurre la nostra discussione leggiamo qualche brano di queste lettere. Il re della dinastia cassita di Babilonia, Kadashman Enlil I scrive al faraone Amenhotep III: “Kadashman Enlil di Babilonia ad Amenhotep d’Egitto…Come è possibile che avendoti scritto per domandarti la mano di tua figlia, fratello mio, tu mi abbia scritto utilizzando un tale linguaggio, dicendo che non me l’avresti concessa visto che dai tempi più remoti nessuna figlia del re d’Egitto è stata mai data in sposa?” – EA3.

Il re babilonese chiama il faraone suo fratello ed appare piuttosto contrariato dal diniego e dalla spiegazione data. Il fatto è che i re egizi, consci del proprio potere e tradizione erano riluttanti a riconoscere altri sovrani al proprio livello. Ed era comprensibile se teniamo conto che erano a capo di un regno che esisteva da oltre 1500 anni. Un primato che nessun altro re poteva vantare. Anzi, che forse nessun’altro può vantare in assoluto! Nonostante ciò, il re assiro Ashur-Uballit, non si sente molto a disagio a chiamarlo: “grande re, re d’Egitto, mio fratello”. EA16. Del resto la potenza assira era destinata a prendere presto il posto di maggior rilievo in medio oriente, almeno fino a quando la rinascita neobabilonese non l’avrebbe tolta di mezzo. Purtroppo il periodo di regno in cui visse Akhenaton non fu particolarmente tranquillo proprio nella regione siro-palestinese e la debolezza di questo sovrano, forse troppo preoccupato a servire il suo dio sole, non servì alla causa dell’Egitto. Egli infatti gestì almeno maldestramente i conflitti della regione. Ma qui l’esame della corrispondenza diventa controverso. Infatti, se da una parte accettiamo la datazione tradizionale del regno di Akhenaton, leggeremo la corrispondenza con certi presupposti. Le lettere spavalde a volte, politicamente ossequianti altre volte di Labaya o Labayu, altro non sarebbero che la corrispondenza di un re non meglio idenficato, del quale non si riesce nemmeno ad evincere bene di cosa o chi fosse re. Egli scrisse a Faraone utilizzando un linguaggio molto formale e riverente, che vale la pena riportare: “Al re, mio signore e mio dio e sole, così parla Labayu, il tuo servo, la polvere sotto i tuoi piedi. Ai piedi del re, mio signore e mio dio e sole, sette volte sette mi prostro” – EA 253. Eppure quanti guai gli creò e quanta polvere gli sollevò da sotto i piedi fino a sotto il naso questo re per il quale altri re vassalli ebbero a scrivere al Faraone, lamentandosi, chiedendo il suo intervento e giudizio.

Questo Labaya crea problemi fino ai giorni nostri. Infatti, se la traduzione del suo nome è “leone di Yahweh” crea più guai da morto che da vivo, almeno alle datazioni storiche tradizionali, dell’antico egitto e dell’antico regno di Israele. Yahweh è la pronuncia più probabile del tetragramma YHWH che troviamo nell’Antico Testamento. E’ il nome rivelato a Mosè da Dio stesso. Ma, secondo la datazione tradizionale, l’esodo e Mosè risalgono al periodo del Faraone Ramesse II. Questi, sempre nella datazione tradizionale, regnò fra il 1279 ed il 1212 a.C.: circa 100 anni dopo la corrispondenza di Amarna! Com’era possibile che Yahweh fosse conosciuto ed adorato in Palestina già quasi 150 prima che il popolo di Israele vi si insediasse?

Confesso di essere un po’ partigiano delle conclusioni della New Chronology, cioè Nuova Cronologia, di David Rohl, visto che a quesiti di questo genere egli trova delle risposte che considero almeno interessanti, certamente degne di nota e punto d’inizio per un approfondimento ed una nuova prospettiva per teorie date forse per conclusive e che, invece, forse varrebbe la pena rimettere in discussione. Come il faraone Akhenaton, Rohl è oggi l’eretico della situazione: con le sue teorie sconvolge il sistema storico di datazione tradizionale. Eppure forse è solo una questione di tempo. Perché come il mondo con il tempo si è convertito al monoteismo ed Akhenaton da folle visionario è oggi visto quasi come un eroe ed un precursore della fede nel Dio unico dei discendenti di Abramo, forse un giorno parleremo allo stesso modo di Rohl, quando anche il mondo accademico si renderà conto di quanto la sua new chronology sia la risposta alle difficoltà apperentemente irrisolvibili nelle cronologie classiche dell’antico egitto comparate con i dati archeologici siro-palestinesi.

Diciamo comunque che la revisione della datazione operata da Rohl non è radicale. Sostanzialmente sposta di circa 250-300 in avanti la datazione tradizionale. Per la New Chronology, per portare un esempio concreto, Ramesse II avrebbe regnato fra il 943 e l’877 a.C., contro il 1279-1212 a.C. della datazione tradizionale.

E’ particolarmente suggestiva la maniera in cui Rohl demolisce uno dei capisaldi della datazione tradizionale quando dimostra infondata l’identificazione del faraone biblico Sisac o Scishak, l’unico chiamato per nome nella Bibbia, con lo storico Sheshonq. Nel suo nuovo libro “Exodus – Myth or History?” supera persino le argomentazioni proposte in “Il Testamento Perduto”. Egli, con valide argomentazioni, archeologiche, linguistiche e storiche sostiene e convince quando afferma che lo Scishak biblico altri non era che proprio Ramesse II. Certo gli argomenti di Rohl fanno un po’ paura e sono scomode a chi per anni ha insegnato e scritto il contrario: è comprensibile.

David Rohl Ribalta il comune giudizio degli storici sull’attendibilità della narrazione biblica dell’Esodo, con la New Chronology la fuga di Israele dall’Egitto avviene nell’anno 1450 a.C. circa.

Se la datazione biblica dell’esodo è attendibile e lo è anche quant’altro leggiamo nei resoconti storici della Bibbia, Akhenaton sarebbe stato contemporaneo di Saul, il primo re della monarchia di Israele. Torniamo all’inizio dei nostri dubbi. E se il Labaya, il leone di Yahweh, altri non fosse che il biblico Saul? Ma è possibile? Perché il Saul biblico dovrebbe diventare Labaya nella corrispondenza di Amarna? Saul in realtà è un nome con un significato ben preciso: “richiesto”. Quindi non è difficile ipotizzare, come il biblico Pietro o Cefa era in realtà l’uomo di nome Simone, o Paolo in realtà si chiamasse Saulo, Marco Giovanni, Matteo era in realtà Levi, o lo stesso Giacobbe viene ricordato come Israele, che il nome biblico di Saul, passato alla storia con questo nome come il re “richiesto” dal popolo di Israele, si riferisse all’altrimenti noto come Labaya. A sostegno di questa identificazione, Rohl sostiene la perfetta concordanza fra gli eventi riportati nella corrispondenza di Amarna che riguardano Labaya e quelli del Saul biblico del libro del profeta Samuele. Del resto, nel testo delle tavolette di Amarna vengono anche riconosciuti alcuni degli altri protagonisti dei primi passi della monarchia israelita: Davide, Iesse, suo padre, Mutbaal, figlio di Saul, Ioab, generale di Davide.

Le conclusioni innovative, eppuro paradossalmente, allo stesso tempo, tanto tradizionali di Rohl sono ovviamente contestate – sebbene con sempre meno convinzione – da chi ha paura di rivedere i testi di storia “ortodossi” scritti fino ad oggi ed è comunque legittimamente impegnato a difendere se stesso e le proprie credenziali, basate su studi e datazioni tradizionali. Forse il nostro nuovo eretico, David Rohl, finirà un giorno per affiancare il faraone eretico e diventare solo un affascinante precursore di credenze ormai affermate, e le sue teorie, come il monoteismo di Akhenaton, parte della nuova ortodossia.

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